Sembra il gesto più semplice del mondo, tanto che è fra i primi compiti affidati ai bambini di casa: annaffiare le piante in vaso è elementare! Oppure no? Spieghiamo: bagnare è facilissimo, farlo bene molto meno. Ricordatevi sempre che l’acqua erogata deve raggiungere correttamente tutto il pane di terra, in modo da venire assorbita e non sprecata dal foro di drenaggio o dai bordi del vaso.
Premessa: a monte ci sono i rinvasi corretti, ossia con piccoli cocci a coprire parzialmente i fori di drenaggio, uno strato di argilla espansa sul fondo e il terriccio che non arriva mai al bordo del vaso, bensì rimane due dita sotto di esso.
Ma anche con un rinvaso a regola d’arte, la stessa perizia deve riguardare anche le tecniche di irrigazione, per non sprecare acqua preziosa.
Come annaffiare le piante
Si annaffia il pane di terra, in superficie, con un annaffiatoio o con la canna munita di lancia con getto a doccia (Shower), in questo secondo caso cercando di non bagnare il fogliame. L’orario migliore per bagnare è la mattina fra le 7 e le 10, in modo che l’acqua sia disponibile nelle ore in cui serve di più; in alternativa la sera dopo il tramonto, per ristorare le piante spossate dal caldo, ma in questo caso con acqua il più possibile a temperatura ambiente e senza assolutamente bagnare le foglie.
C’è un unico caso in cui potete bagnare il fogliame: quando dovete allontanare qualche parassita (gli afidi o il ragnetto rosso, ad esempio, sensibili all’acqua). Fatelo di mattina, fra le 7 e le 9, per evitare da un lato ustioni fogliari e dall’altro le malattie fungine.
La frequenza giusta
Consigliare ogni quanto bagnare è praticamente impossibile perché dipende da una miriade di fattori: dal tipo di pianta a quello di terriccio, dall’esposizione alla temperatura, dal vento alla pioggia. In generale, le piante legnose hanno meno bisogno d’acqua di quelle erbacee: arbusti e rampicanti si possono innaffiare, in giugno-luglio, anche ogni 3-4 giorni (ogni 5-7 se sono sempreverdi), mentre le annuali da fiore vanno bagnate anche tutti i giorni, e quelle più ricche di vegetazione (per es. petunie e surfinie) anche due volte al giorno, mattina e sera. Le erbacee perenni da fiore possono tollerare annaffiature a giorni alterni, mentre le Graminacee resistono anche 5 giorni senza un goccio d’acqua.
Terricci molto leggeri, utilizzati per evitare pericolosi ristagni idrici, si asciugano velocissimamente.
L’esposizione a sud e a ovest porta a una maggior evaporazione dell’acqua rispetto ai balconi rivolti a est o a nord.
Quanto più elevata è la temperatura, tanto più si devono avvicinare le bagnature.
Il vento asciuga il terriccio: può mandare in crisi un’annuale anche dopo solo 3-4 ore dall’annaffiatura, se inadeguata per quantità.
Infine la pioggia. Non fatevi ingannare dalle gocce cadute dal cielo, perché non sempre sono “pioggia utile”: lo è quando l’acqua scesa dal cielo è in quantità tale da bagnare bene la terra a 10 cm di profondità, ossia nella zona dove insistono buona parte delle radici. Se viceversa, grattando lo strato superficiale di terra, la profondità è asciutta, quella pioggia non è servita a bagnare e dovete annaffiare.
Quanta acqua erogare
Anche questo consiglio è difficile da fornire, perché dipende dagli stessi fattori sopra elencati. Presupposto: in piena estate è meglio annaffiare le piante molto e di rado, anziché poco e spesso. Quindi in media, in una vasca da 50 x 40 x 40 h cm che ospita arbusti è bene erogare 10 l d’acqua ogni 3-4 giorni, in un vaso da 20 cm che ospita una surfinia 1 litro al giorno in piena estate.
Tenete presente che fra metà giugno e metà agosto è difficile che le piante vadano incontro a un ristagno idrico, mentre è molto più facile che subiscano una carenza. Lo stress idrico è sempre molto pericoloso perché indebolisce la pianta, anche se subito dopo la bagnate in abbondanza: un esemplare indebolito offre il fianco ai parassiti, a cominciare dagli afidi (ancora in agguato in giugno) e dal ragnetto rosso (attivo 365 gg/anno).
Piccoli trucchi per “annaffiare” le piante
Da alcuni anni si trovano in commercio terricci speciali, per piante da fiore, che garantiscono una “riserva d’acqua”. Si tratta di miscele con abbondante fibra di cocco o vermiculite o complessi che assorbono una grande quantità d’acqua sequestrata entro questi materiali e rilasciata gradualmente man mano che le radici la richiedono. Suppliscono a dimenticanze momentanee nell’annaffiatura, ma non possono arginare il tracollo conseguente alle vacanze.
Anche i vasi a riserva d’acqua, cioè con un doppio fondo traforato in cui si raccoglie l’acqua per venire pescata direttamente dalle radici all’occorrenza, sono un valido aiuto per evitare carenze. Utilizzateli per le erbacee annuali da fiore, perché servono solo durante la bella stagione; scartateli per le erbacee perenni e per gli arbusti perché possono dare luogo a fenomeni di asfissia radicale.
Annaffiare a mano
L’annaffiatoio è utile per davanzali e balconi; deve avere il becco lungo e va riempito la sera o la mattina prima di innaffiare, in modo che l’acqua sia a temperatura ambiente. Svuotandolo ogni giorno, non si dà il tempo alle larve di zanzara di svilupparsi.
La canna presuppone un attacco dell’acqua in balcone o terrazzo, con un rubinetto e un raccordo per il tubo; quest’ultimo termina con una lancia, da utilizzare in funzione Shower (doccia) se riusciamo a non bagnare il fogliame, oppure Jet (getto) su esemplari molto fogliosi, ma senza dirigere il getto in un solo punto del vaso, per non creare buchi.
Quale tubo scegliere
Se acquistate un tubo per irrigazione “primo prezzo” o comunque poco costoso, passerete il tempo a liberare le strozzature o le pieghe, e lo vedrete annerire e tagliarsi se non lo arrotolate bene. Sarà pesante, rigido e ingovernabile, e vi abbandonerà dopo un paio d’anni se lo lascerete fuori d’inverno, perché si fessurerà con il gelo susseguente ai raggi roventi d’estate.
Un tubo più costoso è di buona qualità, perché incorpora una maglia al suo interno che ne impedisce la torsione e la piegatura; subisce inoltre un trattamento anti-UV che lo preserva dall’azione del sole e un altro antialga che impedisce formazioni melmose al suo interno (importante se si coltiva l’orto sul terrazzo), ed è destinato a durare molti anni senza rompersi né torcersi o deteriorarsi. Esistono anche tubi in plastica atossica, fatti apposta per irrigare le piante da orto. E ci sono i tubi estensibili, ottimi se usati con criterio.
In collaborazione con AICG
Questo articolo ha 3 commenti
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